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Formare un manipolo di guerrieri o un branco di oche?


Si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le une con le altre in modo ordinato sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento.

Dato che gli esseri umani sono fondamentalmente animali portati a cooperare, i gruppi sono una parte vitale della struttura sociale.
Fare Jiu Jitsu non è solo apprendere delle tecniche, ma cercare di migliorare la propria strategia, la propria posizione, ascoltare il proprio corpo per essere migliori non sono nella pratica sportiva, ma anche nella vita quotidiana, per essere più utile a se stesso e agli altri.

Un insieme di persone diventa gruppo quando condividono obiettivi comuni all'intero gruppo.
Il gruppo produce, oltre agli obiettivi, anche le norme di funzionamento del gruppo stesso e i valori.
Proprio la normazione del gruppo, diventa momento qualificante per il gruppo stesso, perchè valori e norme vanno a formare la "cultura" del gruppo.

Il gruppo non esiste se non si differenzia al suo interno in ruoli.
I ruoli sono le attese che gli altri hanno nei confronti di un membro del gruppo per il fatto che quel membro occupa una determinata posizione.
Quindi il ruolo è un sistema di attese che mutano in base al ruolo stesso, cioè è ciò che gli altri si attendono da noi.

All'interno del Gruppo ogni identità personale acquisisce uno status.
Mentre il ruolo indica la sfera dei doveri che un membro di un gruppo ha nei confronti degli altri, lo status indica la sfera dei diritti di un membro nei confronti degli altri.

Non esiste gruppo se non c'è clima affettivo conseguente e un gruppo è tale quando l'insieme delle capacità singolari si potenziano e sono capaci di dare origine a qualcosa che nessun singolo, preso di per sé, sarebbe stato in grado di realizzare.

Il gruppo dà quindi regole, che in senso più ampio significa imparare quelli che sono i limiti del vivere e del vivere sociale in particolare.

Più il gruppo è chiuso e più i tabù sono prevalenti.
Ma più il gruppo ha partecipazioni e attività sociali e meno i preconcetti sono in grado di asservire le menti del gruppo.

Dobbiamo quindi cambiare visione dell'allenamento ed aprire la mente ad un nuovo modo di stare insieme: cosciente della nostra complementarietà.

Praticare vuol dire trovare il giusto ritmo d'allenamento, ascoltare il proprio corpo, curare il riposo, avere un'alimentazione corretta, fare jiu-jitsu con tutti i sensi, usando al massimo il proprio potenziale fisico e mentale; in altre parole, imparare a conoscere se stessi.

In questa ricerca siamo immersi tra gli altri, che condividono gli stessi obbiettivi.
Impariamo ad apprezzare il più esperto quando ci aiuta e sudando fianco a fianco rafforziamo il nostro legame.
Solo allora capiamo di non essere tra gli altri, ma noi siamo con gli altri.

Chi non è capace di stare nel Gruppo presto o tardi si Auto-elimina, schiacciato del proprio Ego, da pretese assurde, da inquietudini ingiustificate, manifestando rancori e rimorsi.



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    Marco Baratti