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Bjj & Dettagli - cap.2: Strangolamento a Triangolo
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L’Etica Marziale



Il Jiu Jitsu è nato ed è stato lungamente elaborato nel corso di secoli come uno strumento di combattimento. Quindi la natura stessa di questa Arte Marziale è quella di permettere ad un individuo di avere la meglio su uno o più avversari armati o non, in caso di scontro fisico. 

Nel caso specifico del Jiu Jitsu, l’obiettivo è quello di controllare l’avversario al fine di non renderlo più abile al combattimento, l’esperienza dopo secoli di studio e innumerevoli sfide che hanno portato all’embrionale idea di Jiu Jitsu, intorno al 1600, ha identificato come principi utili al raggiungimento dell’obiettivo quelli della morbidezza; di convogliare più energie su un distretto limitato dell’avversario; quello di utilizzare il proprio corpo come una leva per ottenere maggior forza nelle azioni.
Tuttavia non può sfuggire che quando si parla di Jiu Jitsu non ci si riferisce ad un Metodo Marziale, bensì ad una Arte Marziale
Il significato di Arte è chiaro: L'arte comprende ogni attività umana - svolta singolarmente o collettivamente - che, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza, porta a forme creative di espressione.
Non si può quindi evitare di considerare l’aspetto più spirituale di questa pratica, per capire dove si trovino le forme creative e soprattutto capire come utilizzarle, per scoprirlo è necessario guardare nel passato.
Nell’antico Giappone, gli esperti di Jiu Jitsu erano persone che avevano una cultura al disopra della media, affiancavano alla pratica marziale anche quella spirituale, come ad esempio lo Zen. Affrontare una battaglia o un duello con le spade, riuscire ad essere indifferenti al dolore e alla sofferenza o addirittura essere pronti alla morte in ogni istante, perché questo era lo spirito dei Samurai, non è una questione di quanto si è bravi a maneggiare una spada o a come si atterrerebbe l’avversario.
La realtà è che sotto il nome di Jiu Jitsu, si è sviluppato parallelamente uno studio volto a migliorare lo spirito umano per elevarlo e renderlo più forte. Negli anni l’aspetto pratico (Esteriore) e quello spirituale (Interiore) si sono fusi, i metodi di allenamento richiamavano l’attivazione della forza di spirito e i momenti di ricerca interiore erano abbinati a movimenti tecnici. Con la fine del periodo feudale Giapponese, purtroppo per la qualità della vita dei Nipponici avvenuto solo nella seconda metà del 1800, le cruente esigenze militari furono abolite e l’individualismo come l’eccessiva confidenza con la morte, divennero requisiti indesiderabili e controproducenti per il vivere civile.
Fu allora che nacque quello che potremmo denominare l’era moderna del Jiu Jitsu, in una forma molto simile a quello che pratichiamo oggi nella nostra palestra. Le grandi competenze pratiche e spirituali, che facevano ormai parte della cultura del paese, vennero magistralmente convogliate in qualcosa di positivo per una civiltà moderna.
L’obiettivo di permettere ad un individuo di avere la meglio su uno o più avversari si perfezionò nella capacità di difendersi nel caso di aggressione, controllando l’avversario grazie ai medesimi principi obbligandolo alla resa e segno di grande emancipazione, senza arrecare più danni del necessario.
Venne enfatizzato il concetto di Esecuzione Tecnica, necessaria per raggiungere l’obiettivo, ma che nel contempo richiede un sforzo spirituale da parte del praticante per riuscire ad applicare il concetto di “miglior utilizzo dell’energia”, principio utile in tutti i campi della vita. Non vennero dunque perse le conoscenze della ricerca spirituale abbinata alla pratica del combattimento, ma anzi migliorate e potenziate al fine di plasmare individui migliori: sani certamente, ma anche forti spiritualmente, in grado di affrontare la vita con equilibrio e serenità.
Paradossalmente si potrebbe dire che il Samurai di una volta affrontava con equilibrio e serenità la morte, mentre il praticante di Jiu Jitsu moderno, tramite le stesse metodologie, affronta la vita con equilibrio e serenità.
L’apertura con l’occidente ha poi completato l’opera, permettendo la “sportivizzazione” di questa disciplina. Alle origini la battaglia e il duello erano le finalità della pratica, oggi giorno la competizione sportiva incarna l’essenza della sfida, in senso positivo però perché intrisa di valori sportivi, nel rispetto delle regole e dell’avversario. Il praticante moderno ha così la possibilità di seguire a pieno il percorso di elevazione spirituale che venne tracciato nei secoli passati, tramite le competizioni sportive che fungono non solo da test delle proprie capacità lottatorie, ma soprattutto una sfida, non tanto contro un’altra persona, bensì contro se stessi e contro le proprie paure.
Alla famiglia Gracie poi il grande merito, prima di tutto e a differenza di altri, d'aver migliorato questa arte marziale là dove era possibile. Con grande coraggio hanno scommesso la loro vita su questa pratica ben consci, prima ancora che della sua validità nel combattimento che li ha portati alla ribalta in migliaia di sfide, soprattutto del grande valore che essa può avere come metodo di ricerca del benessere per ogni individuo.
Chi si iscrive ad un mio corso generalmente sta cercando un efficace metodo di autodifesa: l’ha trovato, ma io ci tengo sempre a sottolineare che il JiuJitsu può dare molto di più. Andare in palestra con l’unico pensiero di imparare a difendersi non è un attività sana e denota insicurezza ed instabilità.
Per nostra fortuna, sebbene la società moderna sia violenta, non abbiamo un rischio costante di doverci difendere, mentre tutti i giorni abbiamo bisogno di seguire una corretta alimentazione, respirare aria sana, dormire quanto ci richiede il nostro corpo, curare il nostro benessere fisico e allo stesso modo quello mentale per scaricare la tensione; per affrontare con slancio le sfide; per trovare il coraggio di scommettere su noi stessi; per essere felici.
Ritrovare questo equilibrio, può voler dire studiare un’arte marziale, scaricare lo stress tramite l’attività fisica; il gusto ludico della tecnica; fare sport. 
La stragrande maggioranza dei miei studenti, con il tempo, un giorno quasi distrattamente, si accorge d'aver imparato anche un metodo di autodifesa.

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    Marco Baratti